lunedì 8 febbraio 2016

Nosferatu, il cinema "non morto" di F.W. Murnau


Torna in sala, nell'ambito del progetto "Il Cinema Ritrovato" a cura della Cineteca di Bologna, un capolavoro assoluto dell'espressionismo tedesco, "Nosferatu" di Friedrich Wilhelm Murnau.
Una "sinfonia dell'orrore" che è soprattutto un poema totale sul cinema e sulla potenza dei suoi codici espressivi.
Una mirabile partitura musicale fatti di luci e ombre che riflette sul significato freudiano del "perturbante" e su quello politico di "minaccia" e che sa ancora inquietare a distanza di quasi cento anni dalla sua uscita in sala.
Ispirato al "Dracula" di Bram Stoker, ma mutato nei nomi dei personaggi e nei luoghi per problemi legati ai diritti sul romanzo originale, "Nosferatu" ("non morto" nell'accezione ormai più nota) non è solo un horror "seminale" per tutta la storia successiva del genere, ma un'opera monolitica attraverso la quale è possibile rileggere metaforicamente un secolo e, in filigrana, l'uomo stesso, partendo dal subconscio sessuale rimosso (l'infezione legata al sangue e al sesso) fino ad approdare al suo "cosciente" razionale, esplicito e perfino bellico (le allusioni al nazismo, con quei topi metafora di un'epidemia sociale e politica) .         
Dilungarsi sulla sconcertante attualità del film nella storia del cinema è operazione pressochè inutile: i critici, altrove, su "Nosferatu" hanno detto assai più e meglio, sviscerandone sequenza per sequenza il senso, l'arte e ogni possibile ricaduta sull'era moderna (non solo cinematografica).
Lasciamo quindi alle immagini di un film muto il compito di "parlare" al pubblico di oggi.
Lasciamo che l'ombra del Conte Orlok strisci dentro di lui, artigliata, sinuosa e penetrante.
Perchè "Nosferatu" non è altro che quel sogno che si rivela diverso a ognuno di noi al sorgere dell'alba.
Un sublime chiaroscuro della nostra anima ma, soprattutto, l'anima di un cinema condannato anch'esso a restare "non morto"...




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