lunedì 29 febbraio 2016

MAD MAX e quei 6 "furiosissimi" Oscar!


Sei Oscar solo tecnici ma di quelli che parlano chiaro: montaggio, scenografia, costumi, sonoro, effetti sonori e trucco.
L'Academy, agli Oscar 2016, ha scelto la strada della tradizione incoronando "Spotlight" e "The Revenant" come film meritevoli delle statuette principali (film, regia, sceneggiatura, fotografia, attore).
Premia tuttavia il capolavoro di George Miller sotto quasi tutti i profili sonori ed estetici (solo la fotografia e gli effetti visivi gli vengono soffiati- ma per una buona causa- da "The Revenant" e "Ex Machina"), dimostrando così che anche i riconoscimenti nelle categorie non principali a volte sanno essere "pesanti" quanto tutti gli altri.
Perchè "Fury Road" non aveva bisogno d'altro per essere considerato uno dei migliori film del 2015.
Perchè i veri protagonisti di questo "Mad Max 6.1" non sono nè Immortan Joe, nè Max nè l'Imperatrice Furiosa.
Perchè la strada, la rabbia e il metal non hanno bisogno di categorie per essere considerati protagonisti.
Sono loro gli interpreti principali di un'opera che sconvolge i sensi ancor prima che il cervello.
Loro (de)scrivono i versi di una folle e sovraeccitata poesia hi-tech che travolge ogni spettatore e stravolge anche il più bacchettone dei i verdetti.

Quei sei "furiosi" e meritatissimi Oscar lo dicono chiaro: qui non c'è solo da vedere, qui c'è soprattutto da AMMIRARE!...    


"AMMIRA!" disegno di Andrea Lupo








giovedì 25 febbraio 2016

Spotlight e le verità nascoste (a se stessi)


Il Team del Boston Globe "Spotlight" nacque nel 1970, due anni prima che scoppiasse lo scandalo Watergate, e pose le basi per quello che sarebbe divenuto negli anni il giornalismo d'inchiesta americano.
"Il caso Spotlight" ("onore" ai titolisti italiani che hanno frainteso anche stavolta, trasformando il nome del team nel caso indagato) racconta una delle battaglie più dure intraprese da quei giornalisti nel 2001, quella contro la pedofilia "istituzionalizzata" dei preti di Boston (da cui il cosiddetto "Massachusetts Catholix sex abuse scandal") e contro il sistema giudiziario e informativo che contruibuì ad insabbiare atti e documenti ufficiali.
Il film di Tom McCarthy impagina diligentemente l'inchiesta, senza drammatizzare o spettacolarizzare, lasciando che siano i fatti a parlare e a sedimentare dentro gli spettatori. 
Mancano probabilmente le vibrazioni del grande cinema degli anni '70, ma in compenso nel film si fa strada  un'idea sottile e non poco inquietante sulle storture della società dell'informazione, quella talmente presa dal proprio fervore investigativo (o semplicemente dall'ansia da scoop) da essere diventata silenziosa "complice" dei fatti, incapace perfino di riconoscere la propria miopia interna.
Solo un cenno forse, ma di quelli che lasciano il segno.
Da vedere.






lunedì 22 febbraio 2016

L' affresco americano al sangue di "The Hateful Eight"


Fuori dalle candidature principali agli Oscar 2016 (a parte il premio ormai scontato per il soundtrack di Ennio Morricone), "The Hateful Eight" è forse il titolo più ferocemente politico di tutta la filmografia di Quentin Tarantino.
Il regista utilizza gli stilemi più noti del suo cinema (le iene, la claustrofobia, la struttura ad interrogatorio) per fare un processo personale all'America, alle sue ipocrisie e razzismi.
Inevitabile la stroncatura da parte del pubblico americano.
Dopotutto come far digerire quel metaforico "sputo" su un mito fondativo come Abramo Lincoln?

Nel link sotto la mia recensione:
http://www.voismagazine.it/dp/2016/02/22/the-hateful-eight-la-recensione/


sabato 20 febbraio 2016

Il figlio di Saul, un canto crudo e misericordioso per il mondo

Crudo, potente e necessario.
"Il figlio di Saul" rimette in discussione il punto di vista cinematografico sul dramma della Shoah, fin troppo spettacolarizzata, negli ultimi anni, ad uso e consumo di Hollywood e dello stesso popolo ebraico.
Nessun vittimismo precostituito nè squarci impudichi e voyeuristici sulla tragedia, ma unicamente la realtà che si fa frammento di verità dentro lo sguardo di un piccolo uomo.
Saul è l'essenza di quella misericordia collettiva che è, ancora oggi, la conquista più difficile per tutti i popoli, nonostante ricorrenze e memoriali.
Un film imperdibile.

Nel link la mia recensione:
http://www.voismagazine.it/dp/2016/02/13/il-figlio-di-saul-la-recensione/




  

venerdì 19 febbraio 2016

"The Hateful Eight", otto bastardi senza gloria...



Omaggio grafico e minimalista al western già "cool" di Quentin Tarantino, "The Hateful Eight".
Occhio all'inganno però, perchè dietro una scrittura classica e teatrale e il solito giochino auto-citazionista, stavolta siamo in un territorio più minato, quello politico.
Non c'è il respiro che ammantava il capolavoro "Jackie Brown" ma in compenso c'è la musica di Morricone che ci ricorda quanto era bello il western quando oltre che con le pallottole si sparava anche col cuore.
Poi arriva anche lo splatter e qualche spruzzo di sangue sulla faccia ce lo becchiamo anche noi dalla platea.
Daisy Domergue già nella storia.
Buona fine del c****, come direbbe il buon Quentin!



 
   

venerdì 12 febbraio 2016

Omaggio a Zoolander 2

Omaggio illustrato al folle film di Ben Stiller "Zoolander 2".

Ho provato a immaginare che cosa sarebbe successo se un mito del passato (Rocky Horror Picture Show)
avesse incontrato un mito del presente (Zoolander).
Il risultato, naturalmente, è "a different set of jaws"!


Zoolander, ovvero quando consegnai la vignetta a Ben Stiller e ricevetti in cambio...una "Magnum"!

Un ricordo, datato quasi due anni fa, ma di quelli indelebili nella mente di un fan e cinefilo: la vignetta da me consegnata nelle mani di Ben Stiller durante il Taormina Film Fest 2014.
La domanda che quel giorno gli rivolsi in qualità di giornalista-vignettista  fu, naturalmente, quella che tutti si aspettavano: " A quando uno Zoolander 2"?
La sua reazione fu da annali del Festival: una "Magnum" elargita ad una platea enorme in mezzo a risate ed applausi.
Che anch'io abbia "sollecitato" il mitico Ben a girare finalmente il sequel del suo "cultissimo" personaggio?
Nel link sotto l'articolo su quel mitico 22 Giugno 2014.
Buona lettura! 

http://www.voismagazine.it/dp/2014/06/22/vois-consegna-la-vignetta-a-ben-stiller/










mercoledì 10 febbraio 2016

Foibe, il giorno della memoria "dimenticata"

Una candela per illuminare i morti nelle stragi delle foibe, massacro sul quale solo di recente è stato rimosso il velo dell’ipocrisia. Un altro giorno della memoria che va preservato non solo per i bei discorsi e le parate ufficiali, ma per continuare a parlare di storia ovunque, perfino sui social, magari sacrificando in minima parte quelle futilità che ormai sembrano essenziali. Perchè quello italiano è un popolo che si schiera facilmente in tifoserie occasionali ma che troppo disinvoltamente si dimentica del “perchè” l’ha fatto. Commemoriamo le stragi e le condividiamo ma solo per continuare ad allevare dentro di noi il DNA di nuovi antisemitismi e di moderne intolleranze che invece dovremmo rifiutare.
I giorni della memoria, dinanzi ad un passato che non si può più cambiare, dovrebbero servire a questo. Altrimenti tanto vale dimenticare anche da dove siamo venuti.

http://www.voismagazine.it/dp/2016/02/10/foibe-il-giorno-della-memoria/



lunedì 8 febbraio 2016

Nosferatu, il cinema "non morto" di F.W. Murnau


Torna in sala, nell'ambito del progetto "Il Cinema Ritrovato" a cura della Cineteca di Bologna, un capolavoro assoluto dell'espressionismo tedesco, "Nosferatu" di Friedrich Wilhelm Murnau.
Una "sinfonia dell'orrore" che è soprattutto un poema totale sul cinema e sulla potenza dei suoi codici espressivi.
Una mirabile partitura musicale fatti di luci e ombre che riflette sul significato freudiano del "perturbante" e su quello politico di "minaccia" e che sa ancora inquietare a distanza di quasi cento anni dalla sua uscita in sala.
Ispirato al "Dracula" di Bram Stoker, ma mutato nei nomi dei personaggi e nei luoghi per problemi legati ai diritti sul romanzo originale, "Nosferatu" ("non morto" nell'accezione ormai più nota) non è solo un horror "seminale" per tutta la storia successiva del genere, ma un'opera monolitica attraverso la quale è possibile rileggere metaforicamente un secolo e, in filigrana, l'uomo stesso, partendo dal subconscio sessuale rimosso (l'infezione legata al sangue e al sesso) fino ad approdare al suo "cosciente" razionale, esplicito e perfino bellico (le allusioni al nazismo, con quei topi metafora di un'epidemia sociale e politica) .         
Dilungarsi sulla sconcertante attualità del film nella storia del cinema è operazione pressochè inutile: i critici, altrove, su "Nosferatu" hanno detto assai più e meglio, sviscerandone sequenza per sequenza il senso, l'arte e ogni possibile ricaduta sull'era moderna (non solo cinematografica).
Lasciamo quindi alle immagini di un film muto il compito di "parlare" al pubblico di oggi.
Lasciamo che l'ombra del Conte Orlok strisci dentro di lui, artigliata, sinuosa e penetrante.
Perchè "Nosferatu" non è altro che quel sogno che si rivela diverso a ognuno di noi al sorgere dell'alba.
Un sublime chiaroscuro della nostra anima ma, soprattutto, l'anima di un cinema condannato anch'esso a restare "non morto"...