martedì 27 dicembre 2016
Omaggio a Carrie Fisher, dolce e combattiva principessa di tutti
Non dovremmo mai vergognarci di piangere un mito, un artista o una star.
Quando una piccola morsa ci serra il cuore alla notizia della scomparsa di un personaggio o di un'icona che ha accompagnato la nostra infanzia o l'adolescenza (e che magari ci accompagnava ancora), non è per egoismo o una qualche forma di immaturità.
Le perdite reali che segnano la nostra vita resteranno sempre dolori autentici, lancinanti e naturalmente distanti rispetto a quelli provati per la perdita di un qualunque eroe protagonista delle nostre avventure d'infanzia.
Ma il dolore che proviamo per questi personaggi, soprattutto quando ci lasciano prematuramente, è quello che più ci rivela la finitezza e la fragilità dell'esistenza di tutti.
Perchè il mito in fondo ci rendeva eterni insieme a lui.
Non piangiamo solo per quel frammento di giovinezza che se ne va, ma soprattutto per quel sogno di eternità che sfugge insieme alla vita stessa.
Perchè entro gli stretti confini delle nostre certezze fisiche scegliamo di affidarci al raziocinio, alle preghiere o a un sogno di celluloide pur di vivere meglio.
Così, quando muore la principessa di una "galassia lontana, lontana" finiamo per dubitare un po' dell'esistenza stessa di quella galassia eterna e lontana.
Piangiamo per questo dubbio quando versiamo lacrime per l'amata Carrie Fisher.
Ma nel dubbio non vergogniamoci mai di farlo.
Addio principessa.
Che la galassia ti sia lieve...
Qui sotto il mio omaggio illustrato alla dolce principessa Leila.
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